Per la prima volta in ambito scientifico viene proposto un modello di persuasione indebita, in grado di spiegare come la scelta individuale possa essere manipolata, superando di fatto il concetto di “lavaggio del cervello”, tanto contrastato dai difensori dei culti e utilizzato per anni nel descrivere l’affiliazione e la permanenza degli adepti nelle sette.

Questa è la vera innovazione che lo psicologo-psicoterapeuta Luigi Corvaglia presenta nel suo ultimo libro dal titolo No Guru. Le sette e i loro difensori, edito da C1V Edizioni, per la collana Scientia e Causa, a cura di Armando De Vincentiis, che si avvale, inoltre, della prefazione a firma di Janja Lalich, professoressa emerita di Sociologia nella California State University, Chico, USA.

Traendo spunto da diverse discipline, quali la psicologia sperimentale, l’economia comportamentale, il marketing e anche un po’ di filosofia politica, Corvaglia spinge in avanti la ricerca su un tema dibattuto per anni partendo da una disamina precisa e puntuale dell’attuale situazione e della figura degli apologeti dei culti, ovvero i loro difensori.   

Gli apologeti si fanno scudo con espressioni tipo “libertà di culto” o “libera scelta” per giustificare l’adesione, ritenuta appunto volontaria e non condizionata, di chi entra a far parte di un movimento settario, e trovano terreno fertile in un contesto in cui è riemerso dell’irrazionalismo nella società contemporanea, permeata dal politically correct che impone un linguaggio, appiattito e neutro, grazie al quale appare più semplice mettere sullo stesso piano tutti i credo, nascondendo e minimizzando, in questo modo, l’operato dei culti totalitari, dove invece si praticano azioni coercitive e abusanti.

L’autore riprende la terminologia usata dagli apologeti per smontarla e dimostrare la fallacia delle loro affermazioni, ne analizza il loro modus operandi e ne delinea il profilo che presenta tratti in comune con il mondo della Destra economica e politica del “liberismo cristianista” americano.

È da questo contesto che poi trae origine il nuovo modello di persuasione nei gruppi totalitari di Corvaglia, che spiega come l’indottrinamento avviene per piccoli passi e sempre scelto “liberamente” dagli adepti: “Non si crede perché si è persuasi a farlo e quindi introdotti nel gruppo, al contrario, si è persuasi perché inseriti nel gruppo. Benché persuasione ed inclusione possano avere luogo contestualmente, il peso di quest’ultima è temporalmente più pregnante all’inizio. L’indottrinamento ideologico acquista maggior peso nel tempo – scrive l’autore -. Inoltre, si sarà poi tanto più disposti a credere, e ad agire in conformità alle nuove credenze, quanto più il processo persuasivo sarà graduale, perché ad ogni passo la differenza rispetto a quanto già acquisito o fatto sarà minimo (e la spinta alla defezione sarà procrastinata)”.

“Difendere il totalitarismo in nome della libertà. Questo è il paradosso che realizza chi difende i culti abusanti e distruttivi noti come “sette”. Che le parole d’ordine della “società aperta” (libertà religiosa, libera scelta, multiculturalismo, ecc..) vengano utilizzate a difesa delle più chiuse fra le aggregazioni sociali rappresenta un cortocircuito logico che questo libro, per la prima volta, mette in luce”.- Armando De Vincentiis.

Luigi Corvaglia – psicologo-psicoterapeuta, dirigente presso il Dipartimento dipendenze patologiche dell’Asl Bari. Da anni si dedica allo studio della persuasione indebita nei culti totalitari. Su questo argomento ha pubblicato saggi e tenuto conferenze in molti Paesi. È presidente del Centro studi psicologici (Cesap), membro del Consiglio di amministrazione e del Comitato scientifico della Fecris (European federation of Centre of researc and information on cults and sects). 

Ilaria Lia

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